Long COVID Infiammazione e Proteina Spike
Long COVID Infiammazione e Proteina Spike: la nuova sfida della medicina moderna
A cura del Dott. Giuseppe Rossella, Direttore Sanitario del Poliambulatorio IGEA di Piacenza
Il
Long COVID rappresenta una delle principali sfide della medicina contemporanea. Si tratta di una sindrome post-virale che colpisce un numero crescente di pazienti dopo l’infezione acuta da SARS-CoV-2. La sua comprensione passa attraverso lo studio dell’infiammazione e del ruolo fisiopatologico della proteina Spike, elemento centrale nella risposta immunitaria disfunzionale che molti pazienti sviluppano. In questo approfondimento esploriamo i meccanismi cellulari e molecolari alla base del Long COVID e le possibili strategie terapeutiche.
L’infiammazione: dalle origini scientifiche alla patologia contemporanea
Il concetto moderno di infiammazione ha le sue radici nei lavori di Rudolf Virchow (1821–1902), considerato il padre della patologia cellulare. Fu lui a definire i cinque segni cardinali dell’infiammazione:
- Rubor (arrossamento)
- Tumor (gonfiore)
- Calor (calore)
- Dolor (dolore)
- Functio laesa (perdita della funzione)
Oggi sappiamo che il processo infiammatorio è molto più complesso e interessa in modo specifico il tessuto connettivo, dove si attivano contemporaneamente la cascata immunologica e quella coagulativa, in particolare attraverso la via estrinseca della coagulazione.
Questo doppio binario di attivazione porta alla formazione di microtrombi, con rischio di ischemia tissutale, un elemento ricorrente in molti quadri clinici del Long COVID.
Le proteine chiave dell’infiammazione
L’infiammazione è innescata da una vera e propria "tempesta proteica" che può essere monitorata tramite VES, PCR ed elettroforesi delle sieroproteine. Le principali molecole coinvolte sono:
- Toll-like receptors (TLRs): recettori sentinella che rilevano agenti patogeni.
- Interferoni (IFN): antivirali naturali del sistema immunitario.
- TNF (Tumor Necrosis Factor): potente mediatore pro-infiammatorio.
- Sistema del complemento: coinvolto nella distruzione di cellule infette.
- Interleuchine (IL) e citochine: regolano il comportamento delle cellule immunitarie.
Inoltre nella infiammazione è emerso un dato molto importante: che la chimica sviluppata non è ossidoriduttiva ma è una fermentazione.Cioè le cellule coinvolte nel processo infiammatorio per carenza di ossigeno, sviluppano il fenomeno chimico della fermentazione, con formazione di alcooli.
La funzione dell’infiammazione: circoscrivere la noxa
Il termine latino noxa significa “offesa” o “danno”. L’infiammazione ha come scopo evolutivo quello di compartimentalizzare il pericolo, impedendone la diffusione. Un esempio paradigmatico è il granuloma dentale, in cui l’organismo isola un'infezione trasformandola in una massa fibrosa contenitiva.
Tuttavia, se questo meccanismo si cronicizza o si attiva in modo improprio, può diventare esso stesso fonte di danno, come accade in molte manifestazioni del Long COVID.
Infiammazione acuta vs infiammazione cronica
L’infiammazione acuta è generalmente rapida e risolutiva: appendiciti, tonsilliti, polmoniti.Quella cronica, invece, si sviluppa lentamente e può durare mesi o anni: bronchite cronica, periodontite cronica, otite cronica.
Nel Long COVID assistiamo a una forma cronica e sistemica di infiammazione, attivata dalla presenza persistente di un elemento che l’organismo non riconosce come proprio: la proteina Spike.
Proteina Spike: un agente infiammatorio persistente
Sia nel caso di infezione naturale da SARS-CoV-2, sia dopo somministrazione di vaccini mRNA, la proteina Spike viene riconosciuta dal sistema immunitario come “not self”, cioè non appartenente al corpo. Questo la rende un potente trigger infiammatorio.
Studi recenti indicano che la proteina Spike può persistere nei tessuti per settimane o mesi, attivando continuamente la risposta immunitaria. Questo meccanismo è alla base della coagulazione anomala, della disfunzione endoteliale e delle lesioni tissutali osservate in molteplici manifestazioni cliniche del Long COVID.
Manifestazioni cliniche del Long COVID associate a infiammazione Spike-indotta
Il Long COVID si presenta con un ventaglio di sintomi multisistemici, tra cui:
- Pancreatiti e diabete di tipo 1
- Epatiti e disfunzione epatica
- Embolie polmonari e microtrombosi
- Linfocitopenie e immunodeficienze
- Gammopatie monoclonali
- Pericarditi e miocarditi
- Candidosi vaginale in immunodepressi
- Manifestazioni neurologiche come sindrome parkinsoniana post-virale
- Eruzioni cutanee: Herpes Zoster, eritema polimorfo
- Ischemie miocardiche silenti o misconosciute
Questi quadri sono spesso sostenuti da una persistenza infiammatoria tissutale indotta dalla proteina Spike.
Strategie terapeutiche contro l’infiammazione da Long COVID
La gestione del Long COVID richiede un approccio multidisciplinare e personalizzato. Le strategie principali includono:
1. Trattamento farmacologico
- FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei): utili nella fase di stenosi infiammatoria acuta.
- Eparina a basso peso molecolare: fondamentale nella gestione dei microtrombi e nel ridurre il rischio tromboembolico.
2. Protocollo del Dr. Peter McCullough
Questo protocollo alternativo e coadiuvante prevede l’uso di integratori con azione antinfiammatoria, antitrombotica e detossificante:
- Nattokinasi: enzima fibrinolitico naturale.
- Bromelina: antinfiammatorio naturale derivato dall’ananas.
- Curcumina: potente antiossidante e antinfiammatorio.
- Vitamina D3 e vitamina C: sostegno immunitario essenziale.
- Magnesio: regola numerose reazioni cellulari.
- Final Detox: depurazione sistemica per eliminare metaboliti tossici.
3. Alimentazione antinfiammatoria
La dieta Paleo rivisitata in chiave clinica si è dimostrata un ottimo supporto, poiché:
- Elimina cibi infiammogeni (glutine, lattosio, zuccheri raffinati).
- Stimola l’immunità naturale grazie a micronutrienti biodisponibili.
- Favorisce il ripristino della flora intestinale e riduce la fermentazione anomala (fonte di produzione alcolica endogena nei pazienti disbiotici).
Conclusioni
Il Long COVID non è solo una sindrome post-virale, ma un modello paradigmatico di infiammazione persistente e disregolata. La proteina Spike, presente sia per effetto del contagio che per induzione vaccinale, rappresenta un fattore patogeno capace di interferire con i meccanismi immunitari, coagulativi e metabolici del nostro organismo.
Comprendere l’infiammazione e le sue declinazioni moderne significa ritornare alle radici della medicina, come ci ha insegnato Rudolf Virchow, e allo stesso tempo affrontare le nuove complessità cliniche della nostra epoca.
Il Poliambulatorio IGEA di Piacenza resta al fianco dei pazienti colpiti da Long COVID con protocolli integrati di diagnosi e trattamento, unendo la medicina convenzionale alle più aggiornate strategie anti-infiammatorie e immuno-modulanti.
Ematologo e Internista Poliambulatorio IGEA Piacenza
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