Il ruolo dell’Ematologia nei disturbi complessi
Quando la diagnosi si perde: il ruolo dell’Ematologia nei disturbi complessi
A cura del Dott. Giuseppe Rossella, Direttore Sanitario del Poliambulatorio IGEA di Piacenza
Nel panorama della medicina moderna assistiamo a un fenomeno sempre più frequente: pazienti che rimbalzano da uno specialista all’altro, passando per il Pronto Soccorso senza ricevere risposte definitive. È il caso di un giovane paziente di 18 anni, seguito per problematiche neurologiche e psichiatriche, la cui storia clinica evidenzia i limiti di un approccio frammentato e settoriale.
La madre racconta in una lettera il dramma vissuto: «Mio figlio ha cambiato più volte piano terapeutico perché ha cedimenti emotivi e fisici. Più volte siamo ricorsi al Pronto Soccorso. La sua psichiatra è all’estero e non disponibile per mesi. Ogni volta veniamo indirizzati a un altro specialista, senza una continuità, senza una visione d’insieme. Più che una storia clinica è un inferno clinico».
Oltre la diagnosi: il ruolo dei fattori genetici ed ematologici
Nel corso degli accertamenti ematochimici, è emersa la presenza di iperomocisteinemia associata a una mutazione del gene MTHFR (fattore V Leiden). Questa condizione, presente nel 3,5% della popolazione, compromette il metabolismo della metionina e può determinare conseguenze importanti.
Possibili sintomi neurologici correlati:
- declino cognitivo
- demenza (come Alzheimer)
- depressione
- neuropatia periferica
- cefalea e vertigini
- disturbi dell’umore
Non si tratta quindi solo di un problema “psichiatrico” o “neurologico”: la radice è ematologica e metabolica, con ripercussioni sul sistema nervoso centrale.
Rischio cardiovascolare: trombosi e complicanze
La mutazione MTHFR con iperomocisteinemia non influisce solo sul sistema nervoso. Aumenta anche il rischio di:
- coagulazione e trombosi
- alterazioni della funzione piastrinica
- riduzione della produzione di ossido nitrico
- formazione di placche ateromasiche
Tutto questo si traduce in un incremento significativo del rischio cardiovascolare, con possibilità di infarti e ictus.
Quando la medicina settoriale non basta
Il caso descritto è emblematico: un problema ematologico è stato interpretato esclusivamente come disturbo neurologico e psichiatrico. Il risultato? Una sequenza di diagnosi parziali, terapie inefficaci e un paziente trattato come un “pacco postale”.
È qui che emerge con forza un concetto centrale:
- la medicina specialistica, se isolata, non ha strumenti adeguati per affrontare problemi complessi e multidisciplinari.
- Il Pronto Soccorso, a sua volta, non è la risposta: gestisce le urgenze, ma non può sostituire un percorso diagnostico approfondito e integrato.
Tornare a curare la persona, non solo la patologia
La lezione che possiamo trarre è chiara: i medici devono tornare a curare l’insieme, e non solo il particolare. La medicina moderna deve essere multidisciplinare, capace di mettere in relazione neurologia, psichiatria, ematologia, cardiologia e altri ambiti per arrivare a una diagnosi corretta e a una terapia efficace.
Al Poliambulatorio IGEA di Piacenza, crediamo proprio in questo approccio: unire le competenze di più specialisti, garantendo una presa in carico globale e un percorso personalizzato. Solo così si può evitare che la sofferenza clinica diventi un “inferno clinico”.
La gabbia terapeutica diagnostica creata in questi anni dalla classe politica attraverso (linee guida e protocolli terapeutici) non ha alcuna relazione con la INDIVIDUALITÀ BIOLOGICA. Il sistema sanitario nazionale ha cosi. creato: inefficienza, disaffezione, malpractice generalizzata.
Si curano i sintomi, non le cause
Si abbandona il territorio, si abbandonano i pazienti; quello che una volta si chiamava assistenza e diventato disservizio.
IGEA, si pone in questa realtà come una opportunita sanitaria in controtendenza : assistendo, e prendendosi cura dei suoi assistiti.
Ematologo e Internista Poliambulatorio IGEA Piacenza
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